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Un esempio di buon governo di 360 anni fa

Il Sindaco Giorgio Gentilin: “Proprio oggi ricorre l’anniversario di un evento storico significativo per la storia di Arzignano: un esempio di buon governo, efficienza e rapidità, tipico dell’amministrazione della Serenissima, tutte qualità che sono rimaste nel DNA di questa Città e a cui anche questa Amministrazione si ispira costantemente.”

28 GIUGNO 1655 – 28 GIUGNO 2015

Domenica saranno 360 esatti da che Alvise Priuli, Podestà di Padova sotto la Serenissima Repubblica di Venezia, lasciò Arzignano dopo un mese e mezzo di permanenza e dopo aver portato una serie di riforme e reintegrato le casse comunali con una rapidità e un’efficacia ancor oggi sorprendenti.


Siamo a conoscenza di questo evento storico grazie ad un ritrovamento verificatosi durante il restauro conservativo del nostro monumento medievale scaligero avvenuto in occasione del Giubileo del 2000.
E’ stata infatti ritrovata una lapide che Oreste Beltrame sosteneva fosse stata un tempo sotto l’artiglio del leone alato posto su porta Cisalpina e che ora si trova sotto il portico della Loggia del Vicario.

La scritta riferisce che l’opera di Alvise Priuli, inviato da Venezia ad Arzignano, è andata a buon fine e che ha riportato la pace e la concordia in Città.

Il 2 Maggio del 1655 nella casa di Alvise Dalla Negra era scoppiato uno scontro armato tra le due fazioni dei benestanti, detentori del potere economico e amministrativo, e dei plebei dediti al lavoro dei campi o all’artigianato.

I benestanti, che avevano il potere di riscuotere i tributi dei sudditi arzignanesi della Serenissima, furono costretti alla fuga. Oltre all’assalto alle case dei benestanti in quel 2 maggio un popolo di 800 persone si diresse verso il castello occupandolo.

In effetti da alcuni anni gli amministratori arzignanesi avevano dimostrato una certa insofferenza verso il Vicario proveniente da Vicenza e manifestato un sentimento di indipendenza a favore di un podestà mandato direttamente da Venezia che avrebbe permesso mano libera nella gestione dell’erario e nella riscossione dei tributi. L’esasperazione dei plebei era invece generata da una esagerata pressione tributaria da parte degli esattori che non disdegnavano di tenere per loro stessi una parte di quanto incamerato.

Non è difficile quindi pensare come l’immaginario collettivo riconoscesse nei benestanti  lo stesso potere vicentino e veneziano e che  fossero visti dalla plebe come nemici immediati e comuni.

E’ giusto ricordare che i dazi sull’olio sul frumento, sul macinato ecc. erano tasse imposte da Venezia su tutto il territorio. Il lavoro del Podestà Priuli, mandato per sedare la rivolta, non avrebbe potuto limitarsi al ripristino dell’ordine pubblico ma avrebbe dovuto ristabilire anche il prestigio della Serenissima.

Giunto ad Arzignano proprio il 2 maggio 1655 si mette subito all’opera. Nega il permesso di riunione ai gruppi delle diverse fazioni, punisce i capi della sollevazione e avvia un deciso risanamento delle finanze rinnovando anche l’amministrazione locale. Dispone che ai benestanti arricchitisi illecitamente fosse comminata una multa di 7000 ducati ciascuno estinguendo così buona parte dei debiti della comunità e obbliga gli stessi a rendere il maltolto.

Impone, inoltre, una pronta ristrutturazione del castello e della cinta muraria e a tale intervento è da attribuirsi, con molta probabilità, la posa in opera oltre che della lapide anche dello stesso leone alato su porta Cisalpina.

Ricostruzione e documentazione a cura della Pro Loco di Arzignano

Fonti: IL CASTELLO DI ARZIGNANO  Storia, progetto e cantiere.

Alessia Bevilacqua
Sindaco con gestione diretta di Edilizia, Urbanistica, Industria, Grandi Opere e Bilancio
Città di Arzignano
Comunicazione Istituzionale

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