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Mostra fotografica di Antonio Cunico

Sillabario per una guerra. Mostra fotografica di Antonio Cunico. In Biblioteca dal 12 al 23 Gennaio. L’Assessore Mattia Pieropan: “Il Comune di Arzignano ha ricordato in molti modi i tragici eventi della Grande Guerra, questo progetto, tuttavia, getta una luce del tutto originale su un tema tanto sentito in questi mesi”

Biblioteca Civica
12 – 23 Gennaio 2016

Sillabario per una guerra

Progetto fotografico di
Antonio Cunico

Entrando in una classe di una scuola primaria, la prima cosa che notiamo sono le lettere disposte sulle pareti. Le sillabe, consonanti, vocali e naturalmente un’immagine che crea un legame immediato con la lingua. Un metodo applicato a qualsiasi grammatica, necessaria se si vuole cominciare a conoscere i rudimenti di una lingua. Così Antonio Cunico, con il suo progetto fotografico ci aiuta a comprendere un linguaggio che risulta per molti ostico ed ostile, ma soprattutto, e fortunatamente per i più  lontano dall’esperienza quotidiana,  quello della guerra.

Siamo giunti nel 2014 per celebrare un centenario che il territorio del Triveneto ha vissuto in maniera particolare. È altresì vero che l’Italia entra direttamente in questo grande evento un anno dopo, ma è indubbio che l’aria di guerra sia penetrata nel nostro Paese sin dall’inizio e lo abbia diviso attraverso contestazioni e dibattiti che si interrogavano sulla posizione da assumere agli occhi del mondo. Negli anni del conflitto tutto il Paese, da nord a sud,  ha dato il proprio contributo di capitale umano, ma anche il territorio, in particolare quello veneto, trentino e friulano ha dato il suo tributo alla guerra, trattenendone  ancora i segni. Anche se la natura ci appare più forte e lentamente riesce a  riappropriarsi del suo spazio, anche le montagne a quasi cent’anni di distanza, proprio come la nostra pelle, mostrano ricordi e cicatrici.

 Antonio si è nutrito di questi luoghi sin dall’infanzia, ha conosciuto il territorio attraverso tutti i sensi, non ultimo quello visivo che, attraverso anche lo strumento fotografico,  ha potuto indagare ancora più a fondo. E nei sillabari da lui creati  le esperienze di uomini che hanno donato la propria vita per un’ideale sono ricomposte così da raccontarci una storia che può considerarsi universale. In un lavoro certosino il fotografo ha affrontato la montagna, ripercorrendo mulattiere, visitando fortezze ed ossari, percorrendo strade in cui sono evidenti i segni di un passato che non possiamo dimenticare.  A questo personale percorso fotografico ha aggiunto poi fotografie d’epoca,  oggetti e reperti ritrovati sui luoghi di battaglia,  ma soprattutto ha inserito voci e testimonianze di chi era presente, facendo così diventare il suo lavoro un unico racconto. Alle voci degli scrittori che hanno raccontato questa terrificante esperienza  da trasmettere alle generazioni future, da  Mario Rigoni Stern a Emilio Lussu, da Norman Gladden ad Arturo Stanghellini, da Fritz Weber a Carlo Emilio Gadda, si aggiungono anche quelle degli ufficiali che hanno trasmesso attraverso le pagine dei loro diari e delle lettere ricordi altrettanto vivi su quella che era la vita in trincea e le paure e le speranze  che viveva quotidianamente il soldato.

Le stagioni nella loro naturale ciclicità rendono gli stessi posti significanti e per uno strano scherzo della natura, l’ultima neve si aggrappa al segno di una trincea. Se gli ossari in primavera ed estate sono visibili in tutta la loro imponenza, in inverno ci appaiono fragili come cattedrali di ghiaccio.  Gli edifici abbandonati e costruiti con il duro e freddo sasso, assumono nel silenzio rarefatto dell’aria di montagna, le sembianze di testimoni impassibili. Le costruzioni abbandonate dalla vita trattengono le energie della storia,  in quei luoghi vissuti dai soldati che hanno sostato per riposarsi e per mandare avanti il loro compito, eliminare un nemico, dimenticandosi di avere di fronte un altro uomo. Ma questa è la guerra, una guerra che contiene tutte le lettere dell’alfabeto, un alfabeto che compone parole che fanno la storia, illusoriamente di esempio e di ammonimento per le generazioni future.

Abbiamo visto che anche la natura ha una sua memoria, quello che apparentemente è dimenticato lo riporta alla vista, inglobato alle volte nelle radici o impresso come nuovo fossile sulla pietra che perde la sua solidità per rendersi molle e ricettiva. Ma vedendo queste immagini non si può fare a meno di pensare all’infinito che l’altezza delle montagne ci fa percepire e che le fotografie ci restituiscono; in vetta, pronti a toccare le nuvole, coperti appena dalle apparentemente  robuste arcate dei forti, chissà quante volte i soldati lontani da casa hanno alzato lo sguardo, sperando di poter vedere quel cielo e quelle stelle da un’altra altitudine, dalla pianura o dai luoghi della loro infanzia, con la speranza di dimenticare  quelle terra e quelle pietre che rischiavano di diventare la loro ultima abitazione. Ma nei boschi bagnati dalla rugiada e protetti dalle conifere odorose, molti di loro hanno trovato la loro ultima dimora. Così guardando oltre i sentieri e le fronde fitte degli alberi, riusciamo a vedere come i nemici di una volta abbiano finalmente trovato riposo comune nelle montagne che li hanno visti combattere per ideali diversi ma un uguale scopo, componendo con il loro sacrificio un sillabario doloroso, creando così un legame indissolubile con la storia.

                                               Teresa Francesca Giffone

F Forte VerleC Osservatorio sul Monte La CattedraG Galleria sul Monte Cengio

“Mia madre mi racconta che quando avevo 4 anni e abitavamo in Via Borella, avevamo come vicino un pensionato che aveva fatto la 1° Guerra Mondiale. Con lui intrattenevo discorsi di guerra, battaglioni, combattimenti, quasi ricordi di una vita precedente. La mia frequentazione  continua con le  zone montane dove le tracce della guerra sono ancora oggi molto evidenti, mi ha spinto negli anni ad esplorare e approfondire la geografia e la storia di questi luoghi. Inoltre è un argomento che dall’anno prossimo avrà una rilevanza molto importante dato che si celebrerà il centenario di questo evento.

Nel dizionario alla voce Sillabario troviamo: libro sul quale si impara a leggere e  a scrivere seguendo il metodo sillabico. Analogamente a un sillabario scolastico che viene utilizzato per imparare a leggere, questo sillabario vuole essere una guida per imparare a “leggere” che cos’è una guerra attraverso scritti e immagini, una “guida” che conduca il lettore a conoscere la realtà di una guerra che ancora segna il nostro territorio e la nostra storia recente.

 Per fare questo in maniera completa ho affiancato a testi ( uno scritto per lettera) tratti da libri di vari autori sulla 1° guerra Mondiale nelle zone della nostra provincia e limitrofe (Pasubio, Altipiani di Folgaria e Lavarone, Altopiano di Asiago, Monte Grappa) a immagini attuali realizzate da me  sui posti e immagini   storiche alle quali sovrappongo  reperti ritrovati sui luoghi.

Ogni lettera alfabetica tratta un argomento relativo alla guerra (acqua, baionetta, colonnello, ecc…) o ad una località (Asiago, Bertiaga, Cimone,ecc…). Gli scritti sono unici per ogni lettera; le congiunzioni fra scritto e lettera sono solo legate alla lettera trattata.”

                                                      Antonio Cunico

R Crateri di granate a Coldel Rosso Tony O Reperti sul Monte Ortigara

Alessia Bevilacqua
Sindaco con gestione diretta di Edilizia, Urbanistica, Industria, Grandi Opere e Bilancio

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