ALMA, Federica Manzon
Manzon scrive un romanzo dove l’identità e la Storia si sfuggono continuamente, facendo di Trieste un punto di vista da cui guardare i nostri tentativi di capire chi siamo e dov’è la nostra casa.
Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, ora tornata per raccogliere l’eredità di suo padre, uomo senza radici che odiava il culto del passato, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse nell’isola, all’ombra del maresciallo Tito.
A Trieste, Alma ritrova la casa nella quale ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni. Ritrova pure la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio
di intellettuali di Belgrado amici del padre. Ed è proprio dalle mani di Vili che Alma deve ricevere l’eredità;
tuttavia Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere. I tre giorni diventano lo spartiacque tra
ciò che è stato – l’infanzia, la Jugoslavia del padre, l’aria di libertà respirata al confine – e quello che sarà.
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