Il capodanno veneto, fissato il 1º marzo, era una festività ufficiale della Serenissima Repubblica. L’uso di fissare l’inizio dell’anno in corrispondenza dell’inizio della primavera e del risveglio naturale della vita era pratica arcaica molto diffusa e riscontrabile anche in altri calendari, come nel caso del capodanno cinese.
La tradizione del capodanno veneto tuttora sopravvive nelle tradizioni di alcune zone della pedemontana veneta, dell’altopiano diAsiago e in varie feste locali del Trevigiano, del Padovano e del Bassanese, che la ricordano con l’usanza del Bruza Marzo (o Bati Marzo o ciamàr Marzo), che significa risvegliare l’anno nuovo. In certe zone si offre tutt’oggi lo spettacolo di grandi falò per propiziare l’anno nuovo; in altre, come a Valdagno, si fa "Fora Febraro" e i bimbi girano per le strade battendo su pentole e coperchi, o trascinando in bicicletta o a piedi delle lattine vuote (un tempo si usava trascinare la catena del camino, che così diventava lucida), con l’idea che il rumore scacci il freddo Febbraio.